DEDICATO A MARCO
Una maratona comincia così, con uno sparo.
E' un rumore che squarcia il silenzio riverente di un atleta prima della grande prova ed immediatamente la mente si libera da tutte le sensazioni che si provano prima della partenza, fortemente antitetiche, che si susseguono veloci nella mente.
Poi ecco che all'improvviso ritornano i rumori e l'individualità della concentrazione diventa la folla circostante, ognuno con i suoi riti scaramantici.
I primi passi per avvicinarsi alla partenza pian piano diventano un gesto atletico e la gambe ora girano, compiono un ciclo ripetuto per tutto il tempo della competizione.
E' come la vita, proprio così, un ciclo che si ripete per ogni persona che corre lungo la strada del proprio destino.
Uno sguardo rapido attorno e si vede una moltitudine di facce ed espressioni, sembra quasi di sentirli uno ad uno... e riecheggiano nella mente le urla di incoraggiamento di un padre al proprio figlio che lo accompagneranno fino all'arrivo, proprio come tutto cominciò.
E mentre la competizione prosegue tutto si concretizza, non c'è più spazio per la poesia, diventa tutto terribilmente reale.
Correre non è particolarmente piacevole, anzi costa fatica a volte anche noioso.
Si deve pretendere il rispetto per se stessi, prendersi cura della propria "condizione", altrimenti meglio abbandonare, si rischia di soffrire troppo.
Ma si sa, tutti gli atleti lo sanno, una vera passione richiede anche questo.
Sarà solo dopo aver tagliato il traguardo di una sfida come la maratona, che si capisce perché si corre... Si corre perché si ricevono emozioni e noi viviamo di emozioni, abbiamo bisogno di emozionarci.
E quando qualcuno ti chiederà "perché corri ?", sarà disarmante e forse non basterà dirgli perché "mi piace".
Ma allora sarà tutta un'altra storia.
E la vita ho compiuto un altro ciclo.
Diego.
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